16 giu 2011

12 e 13 Giugno: analisi e conseguenze dei quesiti referendari


MENO FESTE E PIU’ INFORMAZIONE: OLTRE I REFERENDUM

“La Repubblica dei Pomodori” presenta 4 post speciali per i “REFERENDA”:

1) nel primo post un’introduzione che spiega le finalità dello scritto, sono illustrati i quattro quesiti in maniera sintetica
http://larepubblicadeipomodori.blogspot.com/2011/06/impegnarsi-dopo-il-si-per-non.html



2) nel secondo ci sono approfondimenti utili a capire cosa dicono, senza toni “demagocici” (inclusi quelli favorevoli al “sì” che non hanno spiegato completamente gli intenti e i punti di vista dei promotori, preliminari a dare segnali “politici” per riforme di ampio respiro, ma che non si limitano alla semplice abrogazione di norme) i quesiti approvati dagli italiani: quali potrebbero essere le conseguenze delle abrogazioni e quali sono le intenzioni dei “promotori” ?

http://larepubblicadeipomodori.blogspot.com/2011/06/facciamo-pulizia-sulle-parole.html



3)Nel terzo sono riportati i riferimenti normativi oggetto delle abrogazioni: chi non volesse approfondire potrebbe comunque provare a sviluppare maggiore consapevolezza sui “Sì” almeno “sfogliando” con il mouse la mole di articoli e commi gli italiani hanno abolito o connessi a questi.

http://larepubblicadeipomodori.blogspot.com/2011/06/i-quesiti-per-esteso.html



4) Nel quarto post alcuni esempi di disinformazione referendaria sulla stampa italiana con video sul canale Youtube della “metainformativa” “Repubblica dei Pomodori”: Pummarolachannel. Un montaggio in stile “blob” (molto “povero” graficamente ma ricco di contenuti) utile anche a esprimere l’intento dei “referendari”

http://larepubblicadeipomodori.blogspot.com/2011/06/cosa-hanno-fatto-i-media-per-i.html

IMPEGNARSI DOPO IL Sì PER NON VANIFICARE IL VOTO




Cosa bisogna fare per rendere davvero l’acqua un bene “comune”, secondo la definizione del comitato dei “2 sì”? Quali saranno gli effetti dei referendum sull’attuale situazione legislativa? Se non ci si informa nemmeno sul contenuto effettivo delle abrogazioni, se si “propagandano” male i quesiti e, soprattutto, se non si comincia giorno per giorno a essere “vigili” e propositivi sulla gestione di beni e risorse, già da oggi, allora non solo non saranno serviti a nulla, ma potrebbero produrre degli effetti controproducenti e contrari agli stessi principi ispiratori dei “referenda”. Ci si deve attivare in prima persona e non “delegare” nessun altro a informarsi al posto nostro… Non bisogna leggere un volantino o guardare uno spot che dice con tono “populista”: “vota 4 sì contro privatizzazione dell’acqua e profitto dei privati, legittimo impedimento e nucleare” e poi essere convinti di “cambiare il mondo” con 4“sì”. E’ finito il tempo della propaganda e, anche se si è votato “sì” con scarsa consapevolezza, bisogna ora sforzarsi di andare a fondo in questioni così importanti e non farsi prendere da entusiasmi per “vittorie di Pirro” o “vittorie di Bersani”: basta concerti per adesso, basta festeggiamenti e “sfilate” che assomigliano a demagogici cortei “calcistici”… Bisogna agire. Bisogna capire, per esempio, cosa prevede la “situazione stante” ripristinata con il primo quesito abrogativo. Bisogna capire cosa si è “abrogato”e non ripetere come un pappagallo “no alla privatizzazione” e “si al pubblico” quando gli stessi redattori dei quesiti per la gestione dei servizi idrici, come Stefano Rodotà, parlano di “follie ragionevoli” e di un superamento rivoluzionario della dicotomia “pubblico-privato” che dovrebbe essere presentato prossimamente con delle proposte operative (vedi i video del quarto post e l’approfondimento del secondo di questo "speciale" referendum).

Ecco in estrema sintesi cosa dicono i quesiti e quali sono gli attuali effetti della consultazione referendaria, salvo eventuali interventi legislativi auspicati dagli stessi “promotori”, per superare anche la “situazione stante”.



1) I servizi pubblici locali dell’ “acqua” ( e quando si parla di acqua si intende la “gestione” di depuratori, fognature e acquedotti e non la loro proprietà che, in teoria, rimane pubblica anche con il “Ronchi”), dei trasporti e del ciclo dei rifiuti non sono più servizi con “rilevanza economica”, come prevedeva il “decreto Ronchi”: essendo privi di questa “rilevanza” (e quindi del requisito di “economicità”) non ci saranno più delle gare a cui potranno partecipare sia pubblici che privati, come previsto dall’UE per questo tipo di servizi. Le società pubbliche di questi settori non dovranno più cedere gran parte del loro capitale ai privati per rimanere nella gestione senza indire gara, come prevedeva sempre lo stesso “Ronchi”, e potranno ritornare a gestire “in house” (ossia con società totalmente controllate dal pubblico, e quindi incluse in quella “dicotomia pubblico-privato” che i referendari vogliono superare) questi servizi locali.





2) I capitali investiti nei servizi idrici erano remunerati “in maniera automatica” da un 7% incluso nelle voci della tariffa. Questo 7%, per i promotori, era un profitto garantito al privato e non collegato a nessuna politica di “reinvestimento” per migliorare la qualità del servizio. I privati (non solo chi gestisce materialmente il servizio ma anche le banche e gli enti finanziari che anticipano le somme degli “investimenti”), non avendo il profitto “garantito” per legge non sono incentivati a investire.


-Interpretando letteralmente l’abrogazione potrebbero essere possibili, quindi, solo investimenti a fondo perduto con denaro pubblico http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-13/tariffa-idrica-anche-referendari-151111.shtml?uuid=AaIX1WfD

-Anche se è stata abolita l’ “adeguata remunerazione del capitale investito” il costo per gli utenti non sparirà, dato che c’è il principio del “full cost recovery”. Gli enti locali potranno “spalmare” sulla “fiscalità generale” (altre tasse) il costo della remunerazione degli investimenti (già pronta una proposta dell’ACEA, spa con maggioranza di capitale pubblico ed ex municipalizzata, nella Capitale http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-14/societa-private-bloccano-miliardi-063720.shtml?uuid=AaztpffD ).



3) Gli italiani hanno detto “No” all’energia elettrica prodotta con tecnologie nucleari sul territorio italiano. Il tentativo EVERSIVO del Governo di aggirare la volontà popolare, con la falsa rinuncia al nucleare, non è riuscito.



4) Gli italiani ritengono che il Consiglio dei Ministri e il suo Presidente debbano recarsi, con le possibilità che hanno tutti i cittadini, alle udienze. Esiste già, per qualunque cittadino imputato, la possibilità di sollevare “impegni” (per esempio un concorso pubblico) per rimandare l’udienza. E’ la magistratura che decide caso per caso e non esistono “cittadini più uguali degli altri”, come ha sostenuto Berlusconi.

“FACCIAMO PULIZIA SULLE PAROLE”



“FACCIAMO PULIZIA SULLE PAROLE”
Questo rispondeva pochi giorni prima del referendum a chi parlava di “bufala” della “privatizzazione dell’acqua”, in un’intervista ampiamente riportata nei video di PUMMAROLACHANNEL a radioradicale, Stefano Rodotà, docente Emerito di diritto civile a “la Sapienza”, estensore dei quesiti referendari ed ex parlamentare. E risponde spiegando che “l’acqua rimane con un’etichetta pubblica ma è sostanzialmente privatizzata” infatti è assodato che “non è decisivo il titolo formale pubblico o privato, ma la gestione, chi gestisce il servizio è decisivo”: il problema è proprio quello di trovare nuove forme di gestione, auspicate dagli “ideatori” dei “referenda”, e non di restare alla situazione stante (per il primo quesito, secondo il sole 24 ore “si ritorna al soprannominato "emendamento Buttiglione", all'articolo 14 del decreto legge 269/2003 che legittimava l' “in house” senza la gara”). Quindi la parola “privatizzazione” non è corretta da un punto di vista formale: il “Ronchi” apriva, almeno quanto alla sinistra (vedi il video), maggiormente il mercato ai privati: ne favoriva l’entrata e, secondo le visioni liberali, potrebbe essere positivo, ma “ufficialmente” l’acqua e le reti idriche rimanevano pubbliche.
Riguardo alla balla, promossa dai sostenitori del “No”, che dice “l’unione europea ci impone le gare”, si ricorda che è falso: l’UE lascia discrezionalità nel decidere quali servizi debbano rientrare nella categoria (dinamica e non statica) della “rilevanza economica”, e cioè quali servizi debbano avere il requisito di “economicità” (per approfondire http://doc.sspal.it/bitstream/10120/1069/1/lombardo_servizi.pdf); gli altri, quelli “privi di rilevanza economica”, sono gestiti interamente dallo Stato che comunque potrebbe affidarli a dei privati o escogitare altre forme di gestioni miste (ed è la situazione dei comuni italiani in cui i servizi idrici sono “in mano ai privati”).
Si ricorda, a proposito di gestioni dello Stato o del mercato, che i promotori del referendum, sempre stando a quanto spiega Rodotà, vogliono superare il contrasto “pubblico-privato”, vogliono uscire da una gestione che sia affidata o allo Stato o al mercato (vedi la conclusione dell’intervista nel video): si aspettano le proposte operative per riempire questo concetto rivoluzionario.

Mentre invece, per il secondo quesito, c’è il rischio che “la remunerazione del capitale investito” sia spalmata su altri tipi di tasse e non sulle bollette: è infatti in vigore il principio del “full cost recovery” (cioè recupero dei costi “ambientali” e di quelli “industriali” che comprendono sia i costi di gestione che i CAPITALI investiti --–su questo bisogna dire che sostenitori sia del “No” che del “Sì” concordano sul fatto che non esistono logiche adeguate di “reinvestimento” di questi capitali e alla fine del post capiremo anche da cosa deriva il famoso “7%”---).
Intanto arrivano anche le soluzioni di finanza “creativa” dell’ACEA spa (51% a capitale pubblico e un grande ruolo di Caltagirone con circa il 9 %) che, nonostante il “disincentivo” negli intenti dei “referendari” di fargli perdere quel 7% e di rendere incompatibili le parole profitto e acqua, non sembra farsi “colpire” dall’esito referendario, o almeno cerca di “attenuare” le perdite:”l’attenzione dei manager del settore ora è concentrata sul Governo: l'aspettativa è che si possano recuperare, almeno nel breve periodo, i mancati introiti sugli investimenti (anche quelli pendenti dello scorso anno) con un intervento sulla fiscalità generale, come ha confermato ieri anche Cremonesi -----presidente di Acea Spa NDpummarola----, ad esempio riconoscendo alle società crediti di imposta. Con il risultato che alla fine, comunque, acqua privata o no, il conto lo pagheranno i cittadini FONTE IL SOLE 24 ORE .

Per questo è fondamentale tenere presente gli “intenti” e lo “spirito” di queste abrogazioni che fanno parte di un progetto più complesso: quello di far diventare l’acqua e altri beni “comuni” (e non semplicemente “pubblici”) e di farli gestire in modo da coinvolgere sempre di più la cittadinanza, svincolandosi da qualunque logica di profitto. Il principio ispiratore delle nuove forme organizzative sarebbe l’articolo 43 della nostra Costituzione che profilerebbe una “terza via” tra pubblico e privato (come crede e spiega Rodotà in questohttp://www.acquabenecomuneverona.org/2010/08/rodota-riflessioni-sui-beni-comuni/#more-1798 articolo, utile a capire anche la definizione di “bene comune”).

Infine, il tasso fisso di remunerazione del capitale investito del “7%” risale al 1996 e porta la firma di Tonino Di Pietro (dava continuità a un’iniziativa legislativa del governo Ciampi). In pratica la cifra dell’ “adeguata remunerazione del capitale” prevista dal “Ronchi” era stabilita da un precedente atto. Brunetta lo ha “rinfacciato” a “lui-noi, dell’italia dei valori” nel corso dell’ultima puntata di annozero.



Il quesito del nucleare è quello che, secondo gli esperti di statistica, i giornalisti e i politici, ha fatto da “traino”: dopo “Fukushima”, i tentativi del governo e della “malainformazione” di far disertare il voto, sono risultati vani. Inizialmente il quesito aboliva le norme che davano il via al “piano nucleare” in Italia. Berlusconi, in una conferenza stampa con il premier francese, dichiarò ufficialmente e con un’innocenza EVERSIVA http://www.youtube.com/watch?v=QoMnrtQPSxU di voler “sospendere” solo temporaneamente il nucleare per aggirare la VOLONTà POPOLARE che si doveva esprimere con il referendum, riprendendolo quanto non sarebbe stato più un tema discusso, cioè quando quei “coglioni” degli italiani si sarebbero scordati tutto… Ma stavolta non gli è andata bene (anche se, potenzialmente, interpretando la legge a livello puramente letterale il nucleare, con il “Sì” dei cittadini, si potrebbe attuare da subito senza la moratoria che lo sospendeva per un anno, secondo i promotori del No; gli italiani si sono espressi però sull’abolizione delle norme che consentono la creazione di energia nucleare sul territorio italiano: non lo vogliono. Gli anni per i quali non potrà partire più il nucleare –cioè la validità di un referendum abrogativo con esito positivo- sono oggetto di contrastanti pareri giudici (mentre l’esito negativo del referendum abrogativo dura 5 anni, ossia la norma dura per almeno 5 anni)...
Il Governo ha provato a far fallire il quesito sul nucleare annullando tutte le abrogazioni proposte dai promotori senza rinunciare ai principi ispiratori che la cittadinanza proponeva di abrogare: secondo la Corte di Cassazione si poteva tranquillamente dare il via al nucleare (e del resto quello sfacciato-EVERSORE di Berlusconi lo ha anche dichiarato ufficialmente). SENTENZA http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:U86WsFSbdGQJ:www.dirittisocialiecittadinanza.org/Documenti/ordinanza%25203%2520giugno%25202011.pdf+%22antonio+di+pietro,+signori+vincenzo+maruccio%22&cd=5&hl=it&ct=clnk&gl=it&source=www.google.it
Il Presidente del Consiglio dei Ministri provò a ricorrere alla Corte Costituzionale, tramite l’Avvocatura dello Stato e sostenuto da “Fare ambiente” al fine di invalidare la “riformulazione” del quesito decisa in Cassazione: niente da fare, si è votato! SENTENZA http://www.leggioggi.it/allegati/corte-costituzionale-sentenza-174-del-7-giugno-2011-si-al-referendum-nucleare/



A quesito riformulato le schede vengono ristampate (ed è sempre un costo per il cittadino) dopo i milioni bruciati per non aver accorpato i referendum alle amministrative (tanto paga “Pantalone”), ma non quelle all’estero che hanno il quesito “vecchio” e sono state già votate entro il 2 giugno; vecchio quesito, però, vuole sempre abolire la produzione di energia elettrica nucleare in Italia: a breve sulla questione del “quesito 3” all’estero si pronuncerà l’apposito ufficio della Cassazione e se ne dovrebbe discutere anche in parlamento.


E alla fine ecco l’illegittimo impedimento: è l’ennesima “leggina” presentata per “prendere tempo” con la giustizia: la legge è uguale per tutti, tutti i cittadini hanno già un “legittimo impedimento”: se ci sono impegni o circostanze gravi il giudice rimanda l’udienza. Sollevare “fantomatici” impegni istituzionali per evitare la legge è EVERSIVO. Avere anche 40 procedimenti giudiziari a carico è normale se si delinque con elevata frequenza. Anche scampare alle condanne è normale se ci si compra i giudici o se si cambiano le leggi depenalizzando i reati commessi prima di “scendere in campo”. Che si vuole dire di più? E’ più di un decennio che ci ammorba con la persecuzione giudiziaria…

I quesiti per esteso

Per altri riferimenti o eventuali aggiornamenti provate a consultare NORMATTIVA
Per qualunque informazione o correzione ci sono i commenti

fonte: NORMATTIVA

PRIMO QUESITO



COSA HANNO FATTO I MEDIA PER I REFERENDUM?

Tanta confusione. Le varie tribune, come quelle di Rainews, non hanno mai illustrato il contenuto effettivo dei quesiti, e non ci sono stati nemmeno dei servizi appositi che spiegassero precisamente il contenuto dei referendum. Gli altri media, e perfino gli spot ufficiali, parlano genericamente di “privatizzazione” dell’acqua (come nel video di CorriereTv in cui si dice erroneamente che si vota per l'“acqua potabile” e non per i "servizi idrici"), di nucleare e legittimo impedimento senza spiegare nulla, per esempio, delle intenzioni del comitato “Acqua Bene Comune” o della formazione del comitato contro il nucleare.
Tanta poesia e poca informazione è arrivata anche da programmi come Annozero (speriamo che Santoro si dedichi più alle inchieste e meno allo “talk-show”): Celentano ha chiamato Mentana dopo che è finito Annozero, chissà quanto ha speso di telefono… Ci volevano meno cantanti e più esperti, ma nulla è perduto e i 4 “si” non si devono vedere come una vittoria, MA COME UN FATICOSO PUNTO DI INIZIO.

Da notare l' "assist" di Floris a un evidente D'Alema in difficoltà (nel video si vede che il sorridente conduttore di Ballarò dà la parola alla Polverini salvando il povero Massimino che non sapeva più cosa dire, sbugiardato da quel servo di Belpietro...).




LINK PARTE 1




LINK PARTE 2


link parte 3 http://www.youtube.com/watch?v=RGlDgU2d2kc



link parte 4 http://www.youtube.com/watch?v=duYm-AtrdhQ